
Affrontare un classico del teatro giallo, soprattutto quando l'autrice è la regina indiscussa del genere e la pièce va in scena ininterrottamente da 72 anni (periodo Covid escluso), può essere molto, molto rischioso e, al di là del facile gioco di parole, la sfida raccolta da Giorgio Gallione poteva trasformarsi da una Trappola per topi ... in una per registi esperti.
Così non è, invece, perché il drammaturgo genovese è riuscito - grazie anche all'eccellente lavoro di Francesca Marsella ai costumi e a quello di Luigi Ferrigno alle scene e all'adattamento brillante e godibilissimo di Edoardo Erba - a compiere la non facile impresa di realizzare una versione fresca di quella fenomenale macchina da suspense che è da sempre The Mousetrap. Ironica, incalzante come da ferreo plot e volutamente a forti tinte beat (non sarà un caso che le quasi due ore di "commedia" si srotolino su un tappeto musicale quasi esclusivamente firmato dai Fab Four), l'opera di Gallione, che pur sempre di omicidi tratta, strappa addirittura risate grazie ad attori che "giocano sul serio" sull'ottovolante di Agatha Christie, che pur stereotipando, come al solito, i "lati A" dei propri personaggi lascia ampie possibilità ad ogni attore di muoversi tra i moduli del drammatico e del brillante (o del bizzarro, in taluni casi), per andare a mostrare le ambiguità, i passati torbidi e le umane debolezze che man mano svelano il mistero. Meno british del consueto, quindi, questa versione del capolavoro della straordinaria artista del Devon, spinge convinta sul piatto forte di casa Christie, a base di isolamento forzato e rischio morte, con condimento di bivalenza (q.b.) e cottura a orologeria. Attori bravi, coi tempi giusti e un apprezzabile equilibrio, non così diffuso, tra uso del corpo e della voce, si lasciano guidare (la scena fissa viene coreograficamente molto ben vissuta anche quando sono presenti tutti e otto gli interpreti) e sufficientemente andare (Ettore Bassi fatica forse un po' nella parte finale a reggere sulle spalle l'intero meccanismo) restituendo al pubblico in sala un'adeguata plausibilità drammaturgica. Il risultato è una trappola analogica, sì, ma credibile il giusto anche nell'era digitale, che a tinte english vive ma più vicine a noi ci ricorda che le ferite esistenziali, i segreti inconfessabili, i conflitti interiori e le tragedie dell'essere umano vanno ben oltre gli ultimi sette decenni della nostra civiltà e forse, purtroppo, ci accompagneranno ancora a lungo.
La presente recensione si riferisce alla rappresentazione del 19 novembre 2024.
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La Pirandelliana presenta TRAPPOLA PER TOPI
di Agatha Christie traduzione e adattamento Edoardo Erba
con Ettore Bassi Claudia Campagnola Dario Merlini Stefano Annoni Maria Lauria Marco Casazza Matteo Palazzo Raffaella Anzalone
scene Luigi Ferrigno costumi Francesca Marsella musiche Paolo Silvestri luci Antonio Molinaro regia GIORGIO GALLIONE
Un plot ferreo ed incalzante, impregnato di suspense ed ironia, con personaggi che non sono mai solo silhouette o stereotipi di genere, ma creature bizzarre ed ambigue il giusto per stimolare e permettere una messa in scena non polverosa o di cliché. Trappola per topi Il 25 novembre 1952 all’Ambassadors Theatre di Londra andava in scena per la prima volta “Trappola per topi” di Agatha Christie. Da allora, per 70 anni ininterrottamente, il sipario si è alzato su questa commedia “gialla” senza tempo e di straordinaria efficacia scenica. Ed ora tocca a noi… Non è consueto per me, spesso regista drammaturgo in proprio, misurarmi con un classico della letteratura teatrale. Certo da interpretare, ma da servire e rispettare. Ma non ho avuto dubbi ad accettare. Perché “Trappola per topi” ha un plot ferreo ed incalzante, è impregnata di suspense ed ironia, ed è abitata da personaggi che non sono mai solo silhouette o stereotipi di genere, ma creature bizzarre ed ambigue il giusto per stimolare e permettere una messa in scena non polverosa o di cliché. In fondo è questo che cerco nel mio lavoro: un mix di rigore ed eccentricità. D’altronde, dice il poeta, il dovere di tramandare non deve censurare il piacere di interpretare. Altra considerazione: nonostante l’ambientazione d’epoca e tipicamente British, il racconto e la trama possono essere vissuti come contemporanei, senza obbligatoriamente appoggiarsi sul già visto, un po’ calligrafico o di maniera, fatto spesso di boiserie, kilt, pipe e tè. Stereotipi della Gran Bretagna non lontani dalla semplicistica visione dell’Italia pizza e mandolino. Credo che i personaggi di Trappola nascano ovviamente nella loro epoca, ma siano vivi e rappresentabili oggi, perché i conflitti, le ferite esistenziali, i segreti che ognuno di loro esplicita o nasconde sono quelli dell’uomo contemporaneo, dell’io diviso, della pazzia inconsapevole. E credo riusciremo a dimostrarlo grazie alla potenza senza tempo di Agatha Christie, ma anche e soprattutto con il talento e l’adesione di una compagnia di artisti che gioca seriamente con un’opera “chiusa” e precisa come una filigrana, che però lascia spazio all’invenzione e alla sorpresa, una promessa di imprevedibilità e insieme di esattezza. E poi c’è la neve, la tormenta, l’incubo dell’isolamento e della bivalenza, il sospetto e la consapevolezza che il confine tra vittima e carnefice può essere superato in qualsiasi momento. Ingredienti succosi ed intriganti che spero intrappoleranno il pubblico (Giorgio Gallione). (fonte: comunicato stampa).

TEATRO QUIRINO/VITTORIO GASSMAN Via Vergini, 7 ROMA tel: 06 6794585
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La biglietteria è aperta con orario continuato dal martedì al sabato dalle 11.00 alle 18.00, la domenica dalle 12.00 alle 18.00.
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