Intervista a Felice Della Corte (Teatro Marconi)

Abbiamo incontrato Felice Della Corte, attuale direttore artistico del Teatro Marconi e del Teatro Nino Manfredi, nonché attore e regista teatrale (lo abbiamo recentemente apprezzato in qualità di co-protagonista nelle opere "Sottobanco", "La verità di Freud", "Uscita d'emergenza" e, poco prima del lockdown, in "Sei personaggi in cerca di autore").
Quello che segue è il resoconto di una lunga chiacchierata nel corso della quale sono stati affrontati aspetti personali propri dell'uomo di spettacolo e realtà pubbliche afferenti al meraviglioso mondo del teatro.


A&B - Tanti anni di carriera... Da dove nasce l'amore per il teatro?

Felice - L’amore per il teatro nasce dalla mia famiglia. In realtà nessuno di noi faceva l’artista, però i miei genitori avevano molta passione per il teatro e l’opera. A quell’epoca non si usava uscire molto, ma le pochissime uscite che i miei genitori facevano, le facevano assieme a me e ai miei fratelli andando a teatro. Non c’erano grandi possibilità ma era stupendo poter andare a teatro assieme a loro. È dunque cresciuta in me la passione per il teatro finché un giorno, per caso, mi ci sono avvicinato da attore e da lì non ho più lasciato.

A&B - Come si potrebbe oggi favorire una maggiore cultura teatrale?

Felice - Impostando le leggi in maniera favorevole per il teatro. Oggi le leggi in Italia non sono di supporto.
Desidero essere apertamente critico: lo Stato oggi finanzia in modo particolare gli enti pubblici. Il sistema, che poteva trovare una giusta applicazione nel momento in cui fu pensato, oggi è diventato obsoleto e presenta un’assoluta incongruenza: dell’intera cifra destinata allo spettacolo, soltanto nei casi più virtuosi il 22% viene destinato alla messa in scena, tutto il resto serve per mantenere il carrozzone. Gli enti pubblici, quindi, finiscono per non assolvere alla loro funzione, tradendo la loro missione e finanziando ciò che già è famoso per fare cartellone. Una semplice soluzione potrebbe essere quella di dare una mission ai teatri privati. Ad esempio, si potrebbe imporre di far esordire ad ogni stagione un regista e un autore giovani. Solo questo fatto costringerebbe i direttori artistici a trovare qualcuno di valido e si creerebbe maggior interesse anche verso chi il teatro di solito non lo frequenta (parlo di amici e parenti del soggetto). Daremo così una spinta in avanti al settore riempiendolo di giovani.
Inoltre, non sarebbe magnifico rendere il teatro materia obbligatoria a scuola? Questo creerebbe beneficio anche a livello psicologico nei ragazzi, migliorerebbe il loro rapporto con l’altro. Ma potremo andare avanti all’infinito con questo discorso.

A&B - Felice della Corte attore: quale ruolo tra i tanti interpretati le è rimasto maggiormente "dentro"?

Felice - In genere ho sempre scelto con attenzione quello che facevo quindi è difficile stabilire. Ci sono degli spettacoli che hanno segnato dei passaggi per me: “Aspettando Godot” in primis. Si tratta di un testo celebre di Beckett che ha così tante cose dentro che, ogni volta che lo rifaccio, scopro cose di cui non mi ero accorto la volta precedente.
Mi sono divertito tantissimo ad interpretare “Coniugi” di Eric Assous, perchè mi ha dato la possibilità di affrontare la tematica della coppia in maniera sia divertente, sia cinica, cosa che mi ha costretto, quindi, a riflettere su tematiche vere.
In generale, comunque, mi è piaciuto molto interpretare i personaggi che ho scelto.

A&B - In quale ruolo, invece, si è maggiormente identificato?

Felice - Sulla scena si è costretti ad immedesimarsi sempre nel personaggio che si sta interpretando e ho amato calarmi in tutti ruoli che ho scelto di interpretare.

A&B - Qual è l'elemento distintivo del Teatro Marconi rispetto ad altre realtà romane?

Felice - Il coinvolgimento dei giovani nell’attività dello spettacolo dal vivo. Il Teatro Marconi è un luogo d’incontro, una palestra culturale con il teatro come asse portante.

A&B - Nuova stagione teatrale 2022/23. Quale è stato il criterio per la scelta degli spettacoli da mettere in cartellone?

Felice - Non ho cercato i personaggi famosi, piuttosto spettacoli belli come quello che c’è in scena ora, “L’opera del Fantasma” di Chiara Bonome e Mattia Marcucci della compagnia Attori & Tecnici del Teatro Vittoria. Questo spettacolo, che ha aperto la stagione, non vede sul palco artisti famosi eppure sono tutti attori giovani e molto talentuosi. Il mio obiettivo è portare le persone a teatro a vedere questo genere di spettacoli.

A&B - Ci sono state opere che non è stato possibile inserire e per quale motivo?

Felice - Non ci sono opere che sono state escluse. Ci sono proposte valide, arrivate dopo altre altrettanto valide, che verranno programmate in seguito.
Se ne avrò la possibilità, darò spazio a tutto ciò che ritengo meritevole.




A&B - Lei è direttore artistico sia del Marconi, sia del Manfredi: come si conciliano le due realtà? Quali le differenze tra queste due principali compagini?

Felice - I due teatri innanzitutto incidono su due territori diversi, il Marconi a Roma Sud mentre il Manfredi ad Ostia. Il secondo ha una storia più lunga: l’ho aperto assieme ai miei soci alla fine del 2004. Mi sono lasciato ispirare dal nome perché Nino Manfredi si definiva un attore drammatico che recita con ironia e quindi tutto il cartellone del Manfredi è sempre stato ispirato da questa affermazione.
Il Marconi è andato subito in un’altra direzione, quella dei giovani. Spesso ho usato il Marconi a favore del Manfredi testando la resa di alcuni spettacoli: li ho fatti rodare al Marconi, trasferendoli poi al Manfredi.

A&B - Vorremmo che Lei esprimesse un parere sincero riguardo all'operato dei giornalisti. Le sembra che gli organi mediatici esprimano competenza, nelle loro recensioni? I giudizi che vengono rilasciati da redattori e giornalisti le appaiono competenti, ponderati, seri?

Felice - Sarò sincero. Non metto in discussone la competenza perché do per scontato che se una persona decide di frequentare le sale teatro per firmare recensioni, significa che ha passione per la materia. Anche se nasce senza competenza, va a finire che la acquisisce naturalmente a forza di andare a teatro. È il sistema di informazione che a me non piace perché si parla bene di tutti gli spettacoli. Sono pochissime le recensioni negative, le famose stroncature. Da attore, ovviamente, non mi farebbe piacere essere criticato aspramente ma non credo che tutti gli spettacoli siano belli. Io stesso posso affermare che non ci sono tanti spettacoli belli in circolazione, al momento. Una critica fatta bene, anche negativa, è sempre costruttiva.

A&B - Con quale attore vorrebbe lavorare?

Felice - Non vorrei fare torto a nessuno, ce ne sono tanti. Se devo citarne uno, mi sovviene il primo spettacolo che ha riempito il mio cuore di gioia e mi ha fatto pensare che questo mestiere si poteva fare. Ero un ragazzino e sono rimasto affascinato da uno spettacolo straordinario, “Masaniello”, e il protagonista era interpretato da Mariano Rigillo.




A&B - Con quale attore scomparso, invece, avrebbe voluto lavorare?

Felice - Anche in questo caso sarebbero tanti ma indico Gianrico Tedeschi. L’ho conosciuto ed è stato straordinario. Frequentarlo durante alcuni spettacoli che ha fatto al Manfredi è stata un’esperienza irripetibile. Non è un nome eclatante, so di fare torto a qualcuno, ma essendo costretto a fare una scelta, nomino lui.
Era un artista completo, completamente dedito al pubblico. Potrei raccontarvi molti aneddoti per chiarirvi quanto per lui fosse importante il pubblico, anche da molto anziano. Per me, la frequentazione con lui a livello artistico e personale è stata una lezione di vita. Tant’è che, anche se ora non avete potuto vederlo, appena ho fatto il suo nome mi sono alzato in piedi.

A&B - Ultime parole per i lettori di A&B...

Felice - Mi piacerebbe che coloro che si avvicinassero al teatro, agissero mossi solamente da grande passione. Questo vale per chi ci lavora e per chi assiste. Il pubblico, spesso, non sa di essere parte integrante dello spettacolo: la sua presenza, invece, lo condiziona.
Vorrei che tutti quelli che si muovono per realizzare spettacoli fossero trascinati da entusiasmo, ardore e dedizione affinché l’operato di tutti possa portare molta gente a teatro.
Sono estremamente convinto che il teatro faccia bene al mondo intero.



chi è Felice della Corte

Luigi e Maria erano i miei genitori.
Mia madre, persona fine e delicata, era la forma.
Mio padre, semplice, aspetto rude e gesto essenziale, provato dalla guerra e dalle drammatiche avventure dei suoi genitori, la sostanza: un uomo.
Sono nato a Napoli.
Nascere in questa città è qualcosa che ti segna: Napoli è una città metafisica, un luogo dell’anima. Un teatro a cielo aperto. Forse è per questo che l’amore per il teatro me lo sono trovato addosso quasi senza accorgermene, quando avevo già avviato la mia vita in tutt’altra direzione tra studio e lavoro. Ho cominciato per caso, quando ormai grande, mi sono trovato tra amici che giocavano a fare teatro ed ho sostituito momentaneamente un assente. Non ho più smesso.
Ho formato una compagnia (con Maria, Francesca, Mario, Giovanna, Romolo, Carolina, Gianfranco ed altri amici: come dimenticarlo?) che hanno sopportato l’inizio, e non solo, del mio percorso.
Il teatro di Eduardo è stata la meravigliosa palestra ideale nella quale mi sono esercitato prima come attore e poi come regista.
Mariantonietta e Luigi sono i miei figli. Hanno poppato, gattonato, dormito su piccole brande e sono cresciuti tra cantine, sale prova, teatri mentre l’invasato genitore, con la complicità di sua moglie Maria, allestiva i suoi spettacoli che poi portava in giro dovunque ne avesse l’opportunità: dalla botte al grande teatro, in campi di calcio, hangar, scalinate monumentali.
Con convinzione ho affrontato, come tanti in questo campo, difficoltà economiche, logistiche, sociali e situazioni estreme con le quali ho affinato l’abitudine ad utilizzare scenicamente i mezzi a disposizione, anche quando erano pochi o rappresentavano un ostacolo. Questo, insieme alla mia passione per la letteratura, ha contribuito al formarsi della mia concezione del teatro che, più di qualsiasi altra cosa, ha bisogno dell’idea che genera l’emozione. Pur essendo convinto della forza delle diverse identità di questa arte, mi affascina la prospettiva di chi, come Grotowsky, ha professato fortemente l’esigenza di ritrovare una ragion d’essere del teatro che non può limitarsi alla sola dimensione di spettacolo, caricando l’esercizio teatrale di grandi responsabilità, fino al punto che lo spettatore dovrebbe essere indotto alla conoscenza di se stesso ed alla perfetta sincerità, rinnovando l’uomo.
Dopo tanti anni di esperienza, con Luciano, Enzo, Paolo e Salvatore, ristrutturando un ex cinema-teatro ad Ostia, abbiamo inaugurato nel 2005 un nuovo teatro, per il quale ho assunto la direzione artistica. Il 30 settembre 2005 , in scena “Un grande grido d’amore” di J. Balasko con Pamela Villoresi e Pietro Longhi (Pietro: mio spirito guida in questa avventura!…), sotto lo sguardo commosso di Erminia, è nato il “Teatro Manfredi”, che nella programmazione si ispira alla filosofia di questo grande artista che amava definirsi “un attore drammatico che recita con ironia”. Oggi il Teatro Nino Manfredi è una importante realtà, sul cui palcoscenico si sono avvicendati grandi artisti e grandi opere che hanno generato infinite emozioni, ed è orgoglio di noi tutti.
Nell’ottobre 2015 ho iniziato una nuova avventura aprendo il “Teatro Marconi" che spero diventi un nuovo punto di riferimento per chi ama il teatro. Nel 2019 sono stato eletto presidente di UTR (Unione dei Teatri di Roma), un’associazione che riunisce le imprese e le associazioni culturali private dello spettacolo dal vivo, che ho fondato insieme a altri esponenti del settore. Due volte ho usato le parentesi per necessità di ricordare compagni di viaggio di assoluta importanza e quindi chiudo questa breve biografia citando Claudio Boccaccini, al quale sono legato da un necessario sodalizio artistico e complice di tanti spettacoli ma soprattutto amico fraterno, Silvia Brogi, Paolo Perinelli e Riccardo Barbera, tutte presenze diventate imprescindibili dalla mia esperienza teatrale e dalla mia vita.



Teatro Marconi
via Guglielmo Marconi 698/E
06.5943554
Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.
www.teatromarconi.it


Clicca qui per mostrare altri articoli di Valeria Lupidi e Gianluca Livi

Questo sito NON utilizza alcun cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie di terze parti legati alla presenza dei “social plugin”. Se vuoi saperne di più sull’utilizzo dei cookie nel sito e leggere come disabilitarne l’uso, leggi la nostra informativa estesa sull’uso dei cookie .

Accetto i cookie da questo sito.