Scritto da Paolo Marchegiani Domenica 13 Novembre 2011 22:13 Letto : 3493 volte
Dopo la pubblicazione dell'ottimo Returning Jesus (2001), album particolarmente sereno ed atmosferico, si sarebbe potuto ragionevolmente ipotizzare che i No-Man tornassero sulle tracce di uno stile musicale maggiormente dinamico. Suggestione errata: con Together We're Stranger, il duo centra l'exploit di proporre un lavoro ancora più etereo del suo immediato predecessore. Questa calma olimpica rischia di scoraggiare più di un ascoltatore dopo i primi approcci. Si nota in particolare la quasi totale assenza di sezione ritmica: le percussioni, quando fanno la loro comparsa, sono limitate allo stretto necessario, e le limitate sezioni di basso disseminate sull'album sembrano contribuire maggiormente a generare atmosfere che a marcare il tempo. I No-Man propongono questa inclinazione artistica ai massimi livelli nella lunga suite formata dai quattro brani d'esordio. La musica, spesso sprovvista di ritmo, fa la parte del leone ricorrendo alle sonorità sintetizzate e comprende lunghe sezioni strumentali; per molti versi richiama alla mente maggiormente Bass Communion, il progetto ambient-electro di Wilson di cui un tema, Drugged è altresì ripreso nella title-track Together We're Stranger, permettendo di apprezzare meglio quella antica performance un pò sbiaditasi col tempo. Gli altri brani, strutturati prevalentemente su ritmiche create dalla chitarra acustica, rimandano invece ad uno stile più convenzionale: si tratta infatti di ballades malinconiche, condotte per mano dalla magnifica voce di Tim Bowness. Particolarmente considerevole è il potenziale singolo Back When You Were Beautiful, ma anche Photographs in Black And White, un pezzo più ampio comprendente superbe parti di clarinetto. Together We're Stranger rieditato in questa nuova veste meriterebbe in effetti un maggiore successo di pubblico. Questo perchè i No-Man, pur non presentandosi nella loro forma più accessibile, propongono un lavoro pregevole. Se lo stile adottato potrà sorprendere e forse persino dispiacere ad alcuni tuttavia non mancherà di riempire l'animo di emozioni, grazie agli arrangiamenti ricchi ed originali ed alla produzione eccellente, una riuscita opera artistica. Consigliabile caldamente ai fans dei Porcupine Tree intenzionati a scoprire un altro aspetto dei molteplici volti musicali di Steven Wilson. |
Tim Bowness: Voce, testi Anno: 2007 |