Scritto da Valentino Butti Mercoledì 27 Ottobre 2010 19:49 Letto : 3003 volte
Un lavoro emozionante quello dei Lingalad, storie di vita e di morte, di speranza e di dolore, di follia e di normalità, di amore ... 15 bozzetti prevalentemente acustici che riportano sul mercato discografico il gruppo a 5 anni di distanza da “Il canto degli alberi”. Brani intrisi di una sottile vena malinconica, legati a guisa di concept dalla narrazione di storie di uomini e del loro rapporto anche difficile con la Natura. Brani delicati, lontani, in alcune espressioni, dagli stilemi tipici del progressive, a sfiorare il rock talvolta, ma più vicini al folk o comunque ad una forma-canzone di notevole qualità anche dal punto di vista strumentale. Elaborato con estrema cura a partire dalle mai banali liriche e dalle raffinate musiche, per nulla straripanti, ma ricche di momenti d’incanto. Ecco il folk-rock di “Il profumo del tempo”, la ballata acustica “Gli occhi di Greta” con il flauto di Giuseppe Festa in primo piano, il rock leggero di “Il colpo e la cura”, il festoso strumentale “La pietra di Erice”così intriso di “sicilianità”, la poesia bucolica “Dono di Maggio”, le struggenti “Lio” e “L’abbraccio di un noce” (che sarebbe piaciuta a Mario Rigoni Stern), gemme incastonate in quel diadema musicale che è “La locanda del vento”. Un album così intenso e coinvolgente che persino gli episodi “minori” sono oltremodo validi e suggestivi. Nota particolare per il testo di ”Madre mia” ad opera di Gianni Musy ,attore e doppiatore (sua la voce di Gandalf ne “Il Signore degli anelli”) amico della band: quante verità racchiuse in quelle poche righe ... Un album da avere ed ascoltare ... ascoltare ... ascoltare ... 80/100
|
Giuseppe Festa: Voce, chitarra, flauto Anno: 2010 |