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Rieccolo qui, dopo quasi 4 anni di assenza il bel Lenny, in forma smagliante sin dalla copertina: giubbotto di pelle, capello afro più corto del solito ed occhiale da sole vintage, cosi come la sua musica, sempre piena di richiami verso la musica che da piccolo l’ha influenzato.
Le sue fan esulteranno nel vederlo sempre così sexy nonostante le prossime candeline da spegnere saranno 44. Dopo due album non proprio entusiasmanti come Lenny (2001) e Baptism (2004), il polistrumentista newyorkese (anche qui, suona quasi tutto lui) torna a scrivere una manciata di pezzi davvero buoni, nonostante la lunghezza complessiva e la quantità di tracce inserite.
Il disco si apre con due classici pezzi hard rock alla Kravitz : “
Love Revolution” e “
Bring It On”, dove tra un riff dal sapore seventies e la sua voce calda e potente si evocano le atmosfere elettriche di “
Are You Gonne Go My Way”, pur non ripetendone la stessa carica.
Poi, per non smentirsi comincia a sciorinare un funk ritmato alla
Red Hot Chili Peppers come in “
Love Love Love” oppure uno più danzereccio e dal retrogusto r’n’b come in “
Dancin’ Til Dawn”, qualche ballata con pianoforte ed archi in rilievo come nel primo singolo “
I’ll Be Wating” e la più souleggiante “
Good Morning”, dove però la chitarra ha un ruolo di primo piano.
Certo, il nostro sex symbol oltre che una grande passione per l’hard rock ‘70s dei
Lez Zeppelin e
Kiss (che emerge in maniera prepotente negli assoli di “
If You Want It”) sconta sempre un forte debito compositivo nei confronti del funk\soul\r’n’b della
Motown e non perde occasione ad ogni disco per dimostracelo.
Questa volta però, va fatta notare anche una variante piacevole: le canzoni dedicate all’altro sesso ed alla California lasciano in parte spazio ad un “critica” verso l’amministrazione americana parlando di guerra in ben due episodi, tra l’altro consecutivi: “
Back In Vietnam” e “
I Want To Go Home”; con la prima che sforna parallelismi tra il conflitto iracheno e quello vietnamita. D
i questi tempi stare dalla parte dei “no war” ed essere americani porta sempre consensi, ma il rocker di colore alla fine tende più ad emanare un messaggio pacifista che fa da collante col titolo del disco che è una vera e propria polemica antimilitarista. All’interno dei 62 minuti qualche pezzo non proprio epico c’è: “
You Merry Me” cantata con un falsetto non proprio eccezionale ne è un esempio, ma la successiva “
I Love The Rain” , lenta e dimessa vince a parere del sottoscritto la palma del pezzo meno riuscito dell’intero lotto.
It Is Time For A Love Revolution in conclusione, ci restituisce un artista più vicino alla semplicità compositiva dei primi dischi, risultando meno forzato negli arrangiamenti e nei testi, eliminando definitivamente le influenze elettroniche di fine anni ’90 e le collaborazioni impossibili del suo predecessore. Godibile.
70/100
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Lenny Kravitz: Voce, basso, batteria, chitarre e piano
Anno: 2008 Label: Virgin Records Genere: Rock
Tracklist: 01. Love Revolution 02. Bring It On 03. Good Morning 04. Love Love Love 05. If You Want It 06. I'll Be Waiting 07. Will You Marry Me 08. I Love the Rain 09. A Long and Sad Goodbye 10. Dancin' til Dawn 11. This Moment is All There Is 12. A New Door 13. Back in Vietnam 14. I Want To Go Home
   

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