Scritto da Pietro Terzi Domenica 19 Agosto 2007 18:51 Letto : 3554 volte
John Paul Jones realizzò un quartetto di dischi dei quali solo i fans accaniti hanno documentazione, mentre Robert Plant fu fautore di ottimi dischi, tra i quali spicca l'esordio "Pictures at Eleven", a tal punto che possiamo considerare la sua carriera solista come la più degna di nota. E Jimmy Page ? paradossalmente la vera mente del gruppo, dopo la fine del dirigibile, si ritrovò paralizzata e incapace di reagire ad un colpo così duro, tant’è che sprofondò in un baratro senza fondo di droghe e alcool. Fatta eccezione per la tormentata colonna sonora del film “Lucifer Rising” e per numerose collaborazioni con il suo alter-ego dai riccioli biondi e con altri grandi del rock (Coverdale, Squire, White, Harper), del Page solista l'unica testimonianza è questo “Outrider”, pubblicato nel 1988, il quale mette in luce una profonda ed irreversibile crisi creativa. Nonostante l'apporto dello stesso Plant (“The only one”) e del figlio di Bonham, Jason, il disco risulta un'imbarazzante anacronismo privo del mordente blues e della furia psichedelica che segnarono il fulgido passato del chitarrista inglese. Gli 8 pezzi sono costruiti con la stessa formula che rese capolavori dischi come Physical Graffiti o Presence, ma questo non va inteso come un pregio, bensì come un gravissimo handicap, il quale si va ad aggiungere a quello rappresentato dalla mediocrità di ogni singolo brano. Outrider è, in conclusione, un tentativo fallimentare di rievocare la potenza sprigionata nella decade 1968-1978, una improbabile riesumazione di un sound che aveva già conosciuto lo zen e il tramonto proprio grazie ad un solitario e cagionevole genio delle sei corde. 50/100
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Jimmy Page: Chitarre Anno: 1988 |