Scritto da Fabio Rossi Mercoledì 19 Marzo 2025 09:00 Letto : 327 volte
Alla sua città d'origine, peraltro, ha dedicato anni fa un intero album intitolato "Mon Turin", un atto d'amore corredato di canzoni meravigliose. "Gli Altri" è un monumentale triplo CD che completa un percorso iniziato con "DeaR Tapes" il quale racchiudeva ben sessanta composizioni risalenti agli anni ottanta. Stavolta Davide ci offre cinquantotto brani che coprono un lasso temporale che va dal 1991 al 1999. L'iniziativa è stata presa al fine di non dispendere il suo lavoro frutto dell'amore viscerale per la musica. Nelle note interne della copertina troviamo il pensiero dell'autore che ben lumeggiano quel'è il suo scopo, non omettendo qualche nota ironica sul triste destino delle sue opere: "Le motivazioni di questa operazione sono le stesse che ho riportate sulla copertina di "DeaR Tapes". A differenza del decennio precedente, tuttavia, avendo anche smesso ogni attività live e ogni tipo di apparizione pubblica, stanco anche delle centinaia di spedizioni di demo fatte negli anni ottanta, il mio solo obiettivo fu quello di continuare a ricercare e lavorare sulla mia musica e sulle parole senza un fine preciso, oltre a quello di dare libero corso al mio bisogno di fare la mia musica" e ancora: "Con Music Force ho deciso di pubblicare una seconda antologia di brani, anche se in versioni demo realizzate nel mio home recording audio, altrimenti destinate al nulla. E al nulla proibabilmente destinati ugualmente, ma almeno per mettermi in pace rispetto a così tanto lavoro proficuo nella mia vita, intorno alla musica, se non per niente, per una qualche possibilità di servire finalmente a qualcosa e a qualcuno diverso da me". Parole dure, dense di tristezza che ben riflettono lo stato della musica in Italia, dove si è costretti a sopportare sempre le stesse canzoni non dando il minimo spazio a chi, come Riccio, cerca disperatamente di proporre qualcosa di diverso e meno banale. Nell'ascoltare questa immane cascata sonora, dove liricalmente si predilige l'italiano rispetto all'inglese che imperava in "Dear Tapes", si rimane colpiti dall'abilità di Davide capace di destreggiarsi in qualsivoglia genere musicale con disarmante disinvoltura. Talvolta, poi, la sua bella voce ricorda quella di David Bowie, Peter Hammill e Lou Reed. Purtroppo, l'essere bravi ed eclettici qui da noi è sovente inutile, talvolta pure dannoso, ma è stato giusto far conoscere in queste due corpose antologie tutto il lavoro di una vita. Se lo scopo è quello di convincere qualcuno della bontà e della genuinità dei vari brani proposti, beh... l'obiettivo, almeno per chi scrive, è stato ampiamente centrato. |
Davide Riccio: Voce e strumenti
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