Scritto da Fabio Busi Lunedì 23 Luglio 2012 16:55 Letto : 2768 volte
Le pubblicazioni nell'universo espanso targato RHCP sembrano non esaurirsi mai, in questi ultimi anni. I dischi solisti di Frusciante (anche se ha lasciato di nuovo la band, i fans lo considerano ancora e forse più di prima un "membro della famiglia"); il progetto Dot Hacker di Klinghoffer, i lavori di Smith con Chickenfoot e i Bombastic Meatbats ed infine le collaborazioni di Flea con gli Atoms for Peace (EP in arrivo) e Rocketjuice and The Moon. Proprio per non farci mancare nulla, è arrivato anche il primo lavoro solista del mitico bassista australiano, Helen Burns; la pubblicazione nasce con l'intento di raccogliere fondi per il Silverlake Conservatory, fondato dallo stesso Flea nel 2001. Il ventaglio stilistico proposto è sicuramente qualcosa di inaspettato per chi conosce le sonorità abituali dalla Pulce: non vi è traccia di bombardamenti ritmici alle quattro corde, si prediligono invece intrugli sonori strambi, insoliti e quasi inaspettati per un musicista che ha fatto dalla carica emotiva e dell'immediatezza rockeggiante il suo punto di forza. Il suo è sempre stato un approccio diretto e frontale; in questo EP al contrario si opta per una formula musicale spesso disorientante, senza punti di riferimento, un impasto policromo e dissonante, che mescola al basso (quasi in secondo piano) la tromba, la drum machine, il synth e il pianoforte, oltre alla batteria di vari ospiti. Tra questi, svetta sicuramente la sacerdotessa del rock Patti Smith, che canta nella title track, unico brano con parti vocali soliste: la sua voce austera entra in punta di piedi in questo microcosmo magico e ci lascia deliziati. Un momento di bellezza senza spaziotempo. Ma stupiscono soprattutto episodi come "333", all'insegna di una psichedelia oltranzista e supersonica, di grande presa, con alcuni passaggi davvero alienanti e sorprendenti; dopo un inferno di turbinii elettronici, si chiude con un pacatissimo fraseggio al pianoforte. Un calderone spaziale. Anche "A Little Bit of Sanity", pur nella sua breve durata, ha un qualcosa di straniante. Le note sgorgano con urgenza e tessono una ragnatela iridescente che avviluppa la mente (c'è qualche affinità con Letur-Lefr). Si passa al polo opposto con "Pedestal Of Infamy" segnata da un incedere blando e atmosfere pastorali: la quiete dopo la tempesta. "333 Revisited" si struttura in quattro diverse sequenze: due acustiche e due brutalmente elettroniche (a tratti pare di sentire l'organetto di Ray Manzarek in versione synth). Sembra di ascoltare gli stati mentali di un uomo dalla fantasia frenetica, in preda alle convulsioni creative dell'arte che gli scorre nelle vene. Non ci si aspettava di ascoltare composizioni così anarchiche, free, svincolate da qualsiasi schematismo; una bella sorpresa davvero. La conclusiva "Lovelovelove" sembra un coro di Natale. Helen Burns è una sorpresa per chi, come me, si aspettava canzoni in stile "Pea"; il buon Michael Balzary ha sviluppato un suo specifico habitat musicale, che qui si dimostra assolutamente non banale e distante dalla sua immagine stereotipata. Sicuramente non mancano momenti di forte creatività all'interno dell'EP; altri si rifanno invece a forme più classiche (le parti di pianoforte), ma nel complesso quella che emerge è una figura di musicista poliedrico, invasato dall'amore per gli strumenti musicali, che si diverte a stupire con patchwork psichedelici o che semplicemente gode nel pesare le sue dita, levigate dagli anni, sui tasti di un bel pianoforte. 69/100
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Flea: basso, pianoforte, tromba, sintetizzatore, drum machine Guests: Anno: 2012 Tracklist: |