Il contenzioso nato per l'utilizzo del materiale dell'artista scomparso.
Da qualche anno si ascoltano in radio sempre più raramente le canzoni di Lucio Battisti, in rete non è possibile acquistare legalmente i suoi dischi ed i suoi brani.
E' praticamente irrealizzabile l'idea di utilizzare un suo pezzo come colonna sonora di un film o come sottofondo di una pubblicità (anche se in quest'ultimo caso, forse, non si tratta di una cosa del tutto negativa).
Un patrimonio artistico e musicale che potrebbe scomparire.
La questione è nata da una scelta della vedova di Battisti, la signora Grazia Letizia Veronese, la quale nel tempo ha proibito qualsiasi tipo di utilizzo del materiale del marito.
Qualche giorno fa, una sentenza del Tribunale di Milano, che arriva a quattro anni di distanza dalla causa intentata da Mogol contro l’Acqua Azzurra SRL, società di cui la Veronese è amministratore unico (e di cui lo stesso Mogol detiene il 9% delle partecipazioni) ha fissato un primo paletto nella quasi ventennale querelle.
Il paroliere accusava la donna di aver gestito male la società, pretendendo quindi un risarcimento danni di oltre 8 milioni di euro, per aver ostacolato lo sfruttamento commerciale del repertorio Mogol – Battisti.
Dopo quattro anni, il Tribunale si è espresso, dando ragione all’autore e condannando la Veronese al pagamento di un risarcimento danni pari a 2,6 milioni di euro.
"Il Tribunale di Milano ha condannato l’ostracismo opposto dalla vedova Battisti", ha dichiarato l'avvocato Maria Grazia Maxia, legale di Mogol, "e in particolare ha ritenuto illegittimo il rifiuto delle proposte di sincronizzare in spot pubblicitari e colonne sonore di film delle note canzoni del repertorio Mogol – Battisti".
Ora però occorre attendere il già annunciato ricorso in Appello da parte della signora Veronese e, eventualmente, il giudizio della Cassazione.