Scritto da Gianluca Livi Lunedì 27 Aprile 2020 14:22 Letto : 1370 volte
Ci spinge, a questa riflessione, per prima cosa il minimalismo di una formazione che praticamente vede il cantante quale unico protagonista, fatta eccezione per le chitarre soliste affidate a Tommy Victor (e la batteria, scandita in un solo pezzo da Joey Castillo). E' vero che questa mania del polistrumentismo riguarda altri album del gruppo del New Jersey, ma qui c'è l'aggravante della tracklist, interamente costituita da pezzi portati al successo da Elvis Presley, che veramente collocano questa nuova fatica in termini del tutto trasversali rispetto alla discografia tutta. Sì, sì, anche su questo fronte abbiamo dei precedenti: come non pensare alle deviazioni industrial di "Blackacidevil" e alla sbornia rock and roll di "Skeletons"?, ma, ahimè, c'è anche da considerare la seconda e più rilevante aggravante, la voce, ormai tristemente non all'altezza, in alcuni casi non soltanto carente, ma addirittura compromessa, tanto è logora. Qualcosa è discreto ma, in termini generali, la revisione divertente di "Is It So Strange" o la solidità di "One Night" e "Baby Let's Play House" non sono sufficienti a salvare un album completamente fuori tema, peraltro caratterizzato da una produzione a dir poco scadente. Glenn Danzig non ha mai tenuta nascosta la sua passione per Elvis nel corso della sua carriera - oltre al chiaro imprinting rinvenibile nello stile vocale, emblematici sono al riguardo brani come "Blue Christmas" dei Misfists e "Trouble", presente sull'ep "Thrall - Demonsweatlive") - ma un progetto del genere, che non suona nè Danzig, né Elvis, fa propendere inevitabilmente per il pollice verso. A stento consigliato ai completisti. |
Glenn Danzig: vocals, guitar, all other instruments Anno: 2020 |