Un sognante testo che rievoca ricordi di gioventù, quando la maggiore aspirazione, finite le scuole superiori, era quella di dare sfogo all’anelata libertà e girare l’Europa in treno.
L'esame di maturità è un rito di passaggio ed i quattro giovani protagonisti dello spettacolo "Interrail", dopo il tanto agognato diploma, decidono di fare il “viaggio della vita”, quello tanto desiderato ed organizzato da anni. Siamo negli anni ottanta (il muro di Berlino è ancora in piedi) e nonostante provengano da famiglie totalmente diverse i quattro ragazzi decidono di compiere un viaggio a tappe in treno per visitare l’Europa. Un percorso che non è solo chilometri macinati nelle cuccette dei treni, ma diventa un’esperienza di vita, di amicizia e di lontananza da casa. I quattro giovani interpreti della pièce, fin da subito, riescono a suscitare un impeto di simpatia da parte degli spettatori in sala. La loro freschezza e la loro gioventù catalizzano l’attenzione. I testi sono semplici, adatti a diciottenni non proprio della “Roma bene”, ma è proprio questa spontaneità e genuinità che fornisce un valore aggiunto ad uno spettacolo leggero nella forma, ma denso di significati. Aurora, Pietro, Leonardo e Marco, ognuno con le proprie specifiche caratteristiche, incarnano il mito della giovinezza, e nonostante la recitazione dei quattro interpreti risulti ancora leggermente acerba, la loro simpatia ed ingenuità riescono a donare alla rappresentazione un alone di divertimento. Tutta l’opera si articola in un “sali e scendi” dai treni: uno scompartimento con quattro cuccette sullo sfondo del palco, praticamente rappresenta tutta la scenografia. La regia di Riccardo D’Alessandro riesce a ricostruire bene l’idea di spostamento, anche se forse in alcuni momenti sono presenti delle pause che rischiano di interrompere la scorrevolezza del racconto. Piacevolissimo il sottofondo musicale che consente ai ragazzi di improvvisarsi anche divertenti ballerini (nonostante uno dei quattro interpreti reciti con le stampelle per una gamba ingessata). Tra Roma ed Amsterdam (tappa ultima del viaggio) può succedere di tutto: sorprese, problemi, un evento del tutto inatteso che rischia di compromettere l’amicizia tra i ragazzi, i primi amori e le delusioni. Ma tutto questo non riesce a scalfire il legame tra i quattro giovani che stanno diventando adulti, coscienti che le lunghe estati dei tre mesi di vacanze scolastiche, la spensieratezza e la superficialità dei vent’anni presto diventeranno un ricordo e allora meglio acquistare un biglietto Interrail e partire alla scoperta del mondo.
Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 7 marzo 2024. |
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INTERRAIL
di Armando Quaranta e Riccardo D’Alessandro con Federica Torchetti Andrea Lintozzi Riccardo Alemanni Leonardo Mazzarotto assistente alla regia Aurora Cataldi scene e costumi Nicola Civinini direzione tecnica Umberto Fiore coreografie Clelia Enea
regia Riccardo D’Alessandro
Un viaggio a tappe di quattro ventenni. Il primo anno dopo il liceo non è mai facile: pensi di aver capito come va il mondo ma non puoi fare a meno di sentirtici perso. A vent’anni, tra feste e alzatacce, lezioni in facoltà e primi lavori, la parola responsabilità inizia ad insinuarsi tra i pensieri nebulosi di chi, pochi mesi prima, pensava solo a come copiare un compito in classe. Le ambizioni sono tante, le realtà da accettare molte di più. L’interrail è un viaggio a tappe, il sogno di molte comitive, la possibilità di visitare spensieratamente l’Europa. Dopo averlo progettato per anni, dopo infinite organizzazioni andate male, Marco, Pietro, Leonardo e Aurora, quattro giovani ventenni, amici di una vita, sono riusciti a impossessarsi del mitologico biglietto che ti fa viaggiare, finché vuoi, lontano da casa
OFF-OFF THEATRE via Giulia, 20 ROMA www.off-offtheatre.com 06. 89239515
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