Scritto da Cosimo Mongelli Domenica 08 Gennaio 2017 19:03 Letto : 1658 volte
Seppur un prosieguo del precedente lavoro, questo Flowers (pubblicato dall’etichetta berlinese Morr Music, così come i precedenti album solisti e della sua band), si tuffa in un oceano ancora più vasto e profondo, sempre in bilico tra folk, impressionismo, pop e bizzarria, ma con molti più colori sulla tavolozza, a partire dalla copertina, con un primo piano del nostro con un’improbabile quanto accattivante barba floreale. Incontrare lungo il cammino Alex Somers, produttore e metà del cielo del leader dei Sigur Ros, Jónsi, non è stato un caso. Le atmosfere sognanti di Sindri si avvicinano da sempre a quelle dei celebri compatrioti, almeno degli esordi. L’Islanda è piccola, i musicisti mormorano ed ecco il sodalizio. Una manna dal cielo per chi ha suonato e prodotto i suoi lavori sempre da solo. Una manna dal cielo che ha regalato la cornice perfetta ad uno splendido quadro. Un quadro gioioso, spensierato e fanciullesco, sin dalla prima traccia, Young boys: rumori frantumati, cori, voci ed echi cesellati alla perfezione da un quartetto d’archi (presente in tutto l’album) e la voce di Sindri. E' una geometria bizzarra di suoni che continua anche nella successiva What’s Wrong With Your Eyes: pop contaminato e aggraziato da fiati e violini che, sul più bello, si dissolvono e lasciano l’ascoltatore quasi frustrato per il mancato epilogo. Ma ciò che viene dopo riappacifica il cuore e cancella qualsiasi altra cosa dalla mente: Look At The Light è una meraviglia araldica, una solenne e delicata marcia scandita dal rullante, con archi e trombe a fare da protagonisti. Un inganno malinconico che in realtà lascia un sapore dolce in bocca e un sorriso idiota. Sunbeam, piccolo gioiello folk islandese in salsa garage rock, apre le danze ad un altro momento onirico del disco, Feel See, il cui inizio è una passeggiata nei boschi, immersi nella quiete e nei violini. La voce di Sindri è come provenisse dall’alto, dalle nuvole, raccontando l’amore, sussurrando la bellezza, cantando la tranquillità. Non disturbano affatto gli screzi elettronici che fanno capolino e l'implodere della batteria che, nel finale, sfocia in una scherzosa marcia. Sindri canta l’amore ma anche la rabbia e See ribs ne è una parentesi. Rabbia nelle chitarre elettriche e nelle parole (“sai che odio te e tutti i tuoi amici / sai che odio te e tutti i tuoi problemi“), rabbia che poi sfuma. Con Catcher è tutto dimenticato. Rimane per qualche istante la chitarra elettrica della precedente canzone ma poi è il pianoforte ad irrompere. Ritornano i violini, le trombe, i cori strambi, la batteria marziale e ci siede ad aspettare che sorga il sole. E una bizzarra filastrocca è il modo migliore per inizare un nuovo giorno. Il nonsense di Everything Alright è il preambolo alla malinconia di Not enough (“sai cosa vuol dire aver paura di addormentarsi. Ho avuto paura sin dal giorno in cui sono nato”) ma si chiude con il sorriso e il buon umore.In Weird Heart, l’orchestra e la batteria tessono una graziosa favoletta pop di un disco tanto breve quanto spensierato e grazioso. |
Sindri Már Sigfússon : piano, chitarra e voce Anno: 2013 |