Scritto da Valentino Butti Lunedì 27 Agosto 2007 20:40 Letto : 3052 volte
Suddiviso in 16 episodi di breve durata (il brano più lungo raggiunge i 7 minuti), l’album ci delizia con interventi pacati di chitarre acustiche, di pianoforte, di percussioni mai invasive e con una moltitudine di strumenti atipici per il nostro amato progressive tradizionale: si amalgamano felicemente al flauto di bambù il liuto vietnamita, all’arpa la fisarmonica o l’ocarina, ma tutto questo spiegamento di suoni non appesantisce l’opera che anzi acquista un fascino sottile ed elevato. Tra le tracce, di cui solo 4 cantate, vorrei segnalarvi “Les beaux jours de Giverny”, condotta da un bel pianoforte e da una evocativa voce femminile (Catherine Alcover, una delle numerose partecipanti al progetto) in cui par quasi di vedere Monet passeggiare lungo la Senna o nei campi di papaveri vicini alla sua abitazione ed inebriarsi di quella luce che poi trasporterà nei suoi quadri. Qua e là fra i brani fanno capolino una bella chitarra elettrica (di hackettiana memoria, dell’Hackett solista per intendereci), delle tastiere mai ridondanti e talvolta, un sentore retrò da “fin du siecle” ed un accenno folk che contribuisce ad evocare la terra, l’aria, ma perché no, anche il mare della riviera che saranno soggetti privilegiati dell’opera del Maestro. Altri brani ancora confinano con il jazz (mai noioso però), altri ricordano le opere di A.Phillips o di M.Oldfield in un crescendo emotivo costante e raffinato. Siamo lontani, lo avrete capito, dai canoni prog tradizionali, niente assoli chilometrici, siano essi di chitarra o di tastiere, niente muscoli, ma una classe superiore. Raccomandato. 85/100
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François Claerhout: Piano, tastiere, percussioni, chitarra acustica, batteria, sampling Anno: 2002 Sul web: |