Ritual Of Rebirth
Of Tides And Desert

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Doppia recensione per "Of Tides And Desert"dei Ritual Of Rebirth.
I Ritual of Rebirth entrano sulla scena del death metal italiano a cavallo del II e III millennio. La band si muove nei meandri di una città, Genova, che le offre temi e motivi legati soprattutto alla decandenza, alla frustrazione e a tutto ciò che può essere deleterio e in qualche modo dannoso per l’essere umano. Ne deriva, così, un sound duro, tagliente e abbastanza poliedrico grazie alle diverse personalità dei compononenti che hanno portato con loro interessi ed esperienze,che permeano nella loro musica nei modi più anticonvenzionali.
I RoR hanno lavorato a lungo e collaborato con molti artisti noti nel mondo metal e non solo (Dark Lunacy, Pino Scotto, Labyrinth, Entombed...) e nel febbraio 2011 vediamo come frutto della loro fatica l’album Of Tides and Desert, scaricabile gratuitamente online.

Il primo è il brano eponimo che conduce l’ascoltatore in una dimensione surreale, quasi apocalittica dove l’io parlante sembra un essere divino che guarda dall’alto i disperati omuncoli al suo servizio. Il ritmo è ovviamente incalzante e il buon drumming gioca un ruolo importante anche nella successiva “Skep.tic”. Tema di questa canzone è lo scetticismo che l’uomo può provare pensando alla propria esistenza o quella di un possibile dio. E’ proprio l’esistenza che fa da Leitmotiv in questo album, in cui vengono sottolineati tutti i suoi aspetti, da quello spirituale a quello più carnale. Con “All is blank” le due voci si giustappongono creando un dialogo continuo che gioca assieme alle chitarre. Il working guitar appare molto buono, come anche in “Leeches”. Qui le sonorità si fanno più pesanti e per questo accattivanti. In seguito vi è “Sick Shylock”: Shylock è una figura ripresa dal Mercante di Venezia shakespeariano, un usuraio che presta dei soldi ad un uomo e in caso di mancato pagamento, vuole da lui un pezzo della sua carne. Questo tema così crudo si riflette anche nel sound.

I RoR giocano molto sulle metafore, come nella canzone “Zebra Stripes”, mentre in “Hell to pay” chitarre e batteria fondono le proprie melodie in crescendo accompagnate da una voce perentoria che proietta l’ascoltatore in una realtà infernale. Come ultimo brano vi è “The Blind Watchmaker”, in cui si parla ancora di un mondo invivibile in cui gli uomini sono soltanto una delusione divina. C’è da sottolineare,quindi, che il nuovo album dei Ritual of Rebirth non può che colpire l’ascoltatore con le sue melodie incatenate ed un song-writing di tutto rispetto che dà quel qualcosa in più all’intero lavoro.

70/100

di Giada

 

Secondo disco per la band genovese Ritual Of Rebirth, dopo il buon riscontro con Ethical Disillusion del 2008, che può vantare, tra l’altro, di aver condiviso il palco con importanti gruppi della scena death/technical metal come i seminali Cynic, i Dark Lunacy, Strana Officina, Vomitory solo per citarne alcuni. Of Tides Of Desert è ancora una volta prodotto dalla Nadir Music sotto la supervisione di Tommy Talamanca.

I brani che troviamo, sono piuttosto duri, rabbiosi, poderosi sia per quanto riguarda l'aspetto riff che per quello del drumming in cui si fa un uso piuttosto massiccio del doppio pedale ma che può essere sentito come aspetto dolente, eccedendo talvolta in foga e producendo un effetto eccessivamente dirompente e controproducente.
Il growling di Alessandro Gorla è anch’esso graffiante come nell’introduttiva ed omonima "Of Tides And Desert" ma è anche volutamente primitivo e lancinante a testimonianza di voler essere protesi verso una dimensione più nuda e cruda della musica, come viene sottolineato dal sostenuto incedere del drumming in "Zebra Stripes" e del cupo sound delle chitarre. Ci lascia presagire, insomma un prosieguo interessante da questo punto di vista.

Va detto purtroppo che brani come "Skep.tic" o "Hell To Pay" hanno sicuramente mordente ma risultano talvolta ripetitivi nella struttura e nei riff, ad eccezione della minisuite "The Blind Watchmaker" che talora presenta eccessi di blastbeats ma che indubbiamente possiede spunti interessanti nei cambi di ritmo, soprattutto nella parte centrale più melodica ed equilibrata, spaziante verso l’arpeggio ed un solo sicuramente di pregevole fattura per poi distendersi verso un evocativo parallelo tra piano e chitarra. Se siete interessati a scoprire questo disco, la band ha messo a disposizione il download gratuito a questo link. Buon ascolto!

S.V.

di Andrea Marchegiani



Alessandro Gorla: Voce
Fabio Palombi: Chitarra/Voce
Ermal Zaka: Chitarra
Niko Giordanella: Basso
Erik Nalin: Batteria

Anno: 2011
Label: Autoprodotto
Genere: Death Metal

Tracklist:
1. Of Tides And Desert
2. Skep.tic
3. All Is Blank
4. Leeches
5. Sick Shylock
6. Zebra Stripes
7. Hell To Pay
8. The Blind Watchmaker

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