Scritto da Salvatore Siragusa Domenica 16 Settembre 2007 18:52 Letto : 2894 volte
La proposta musicale degli In Lingua Mortua ha come base e come fulcro centrale un Black Metal Sinfonico estremamente ricco di melodia e fin qui potremmo dire che restiamo nella normalità, molti sono i gruppi, anche molto bravi, che han fatto del Black Sinfonico la base del proprio suono, l'originalità e la differenza gli In Lingua Mortua la fanno aggiungendo un corollario di influenze, citazioni e contaminazioni che comprendono un range musicale non indifferente e sopratutto solitamente distante da quello che è il mondo Black. Quindi a fianco della struttura Black garantita da un ottimo screaming sempre molto grezzo, malato e maligno, da inserti growl praticamente perfetti, dalla totale assenza di parti in clean vocal, da ritmiche possenti e dalle tipiche atmosfere altamente evocative che sempre e costantemente si dipanano lungo tutti i 50 minuti e gli 8 brani di Bellowing Sea - Racked by Tempest, troviamo inserti e passaggi chiaramente Progressive che fanno capolino lungo tutto il disco, citazioni di Jazz e di Classica, momenti Folk come nel finale della stupenda Sowers of Discord e sensazioni che spesso fanno sentire l'ascoltatore all'interno di una vera e propria colonna sonora cinematografica, come nell'opener strumentale Oceanus Procellarum. Un altro particolare che appare importante e che ahimè, a causa della mancanza dei testi, nel pur interessante e ben curato booklet, risulta difficile poter verificare ed interpretare, sono le liriche, che a detta della band si basano su di un mix tra "A Plague of Lighthouse keepers" tratto da "Pawn Hearts" dei Van Der Graaf Generator, l'Inferno dantesco e l'Odissea di Omero, resta comunque un risultato musicale che mette in mostra una band dalle impressionanti capacità compositive, interpretative e strumentali. Ed appunto un altro discorso a parte merita la parte strumentale, infatti insieme a Lars Fredrik Froislie che si occupa delle tastiere, del basso e dei sample, troviamo Marius Glenn Olaussen, già con gli Asmegin, alla chitarra, Uruz alla batteria, Trondor Nefas allo screaming, Raymond Hakenrud, anche lui con gli Asmegin, come seconda chitarra, Kristian Karl Hultugren al Sax ( avete letto bene ), Sareeta al violino ( anche stavolta avete letto bene ) e Jonny Pedersen al flauto ( non ve lo dico più, tanto avete letto bene lo stesso ), un combo composto da ottimi musicisti. Un bellissimo disco, un ottimo disco che, pur con alcuni difetti di fluidità riscontrabili in alcuni frangenti in cui la partitura pare diventare talmente spigolosa da arrivare a dare la sensazione quasi di incepparsi, di incartarsi un pochino su se stessa, dimostra che le idee musicali che gli In Lingua Mortua possono mettere sul pentagramma sono di notevole livello.. Un disco quindi assolutamente consigliato a chi è alla ricerca sempre di sensazioni musicali nuove, a chi piace la commistione quasi "impensabile" di generi apparentemente tanto lontani e diversi tra loro o a chi sarebbe piaciuto ascoltare gli Emperor o i Dimmu Borgir in versione Progressive o forse a chi non avrebbe mai immaginato che i Van Der Graaf Generator possano essere trasportati musicalmente quasi all'estremo del Metal, provare ad ascoltare The Melancholy Surge, autentico capolavoro, per farsene una ragione, o forse più semplicemente un bellissimo disco da consigliare e basta. 85/100
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Lars Fredrik Frøislie: Tastiere (Hammond C3 with Leslie 122/147, Mellotron M400, Moog and ARP Synthesizers, Hohner Clavinet D6, Rhodes Mark II, Solina String Ensemble, Roland ep-10, Bösendorfer Grand Piano), basso, voce Anno: 2007 |