Scritto da Fabio Busi Giovedì 15 Aprile 2010 21:34 Letto : 2370 volte
Emerge fin da subito la propensione per sonorità di impatto immediato, potenza e dinamismo sono i punti cardine della formula musicale dei quattro (“Back To You”). Ci si ispira sicuramente all’Hard Rock di fine anni ’80, nonché al Grunge più appetibile. Tuttavia, a parer di chi scrive, mancano in primis le qualità vocali per poter anche solo imitare un Axl Rose o un Eddie Vedder che sia (“Red Roots”), perché in fin dei conti questo disco è una copia spudorata e pessimamente riuscita di Guns n’ Roses e Pearl Jam: in “I Can Do It In The U.S.A. (In Bush's Time)” la somiglianza con la band di Seattle è quasi imbarazzante. Inoltre, la scrittura dei brani appare piuttosto fragile (“Never Be Alive”), a tratti fastidiosa nei ritornelli spesso banali e piatti (“Yeah, Never a Feeling”, “Sheila”). I riff di chitarra, che dovrebbero essere il valore aggiunto delle band che suonano questo genere, sono anonimi, triti e ritriti (“Looking Down”), non riescono a vivacizzare i brani, già fiacchi di per sé. Il lavoro, pur nella sua brevità, riesce ad annoiare abbondantemente. Non ritengo che gli Sliver abbiano le qualità per poter far carriera; sicuramente sono dei buoni mestieranti, ma ben’altra cosa è saper scrivere brani di proprio pugno, degni di questo nome. Forse conviene accontentarsi di continuare a suonare in qualche pub o festa di paese… 50/100
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Simone Pittarello: Voce e chitarra Anno: 2009 Sul web: |