Due sconosciuti persi in fondo ad un bosco. Su una panchina che potrebbe essere una banchina della metropolitana o il capolinea di un treno, metaforicamente il capolinea della vita dove le immagini scorrono veloci e si tirano le somme.
Due vite apparentemente diverse, a tratti parallele, ma unite dal comun denominatore di una malinconia non troppo latente, di una condizione umana tentennante. Una finestra sulla vita: due storie di “uomini difettosi” le cui esistenze sembrano vissute come ad una festa alla quale non si ha l’invito. Si tratta di Barbara De Rossi e Francesco Branchetti, anche alla regia, che portano in scena la rappresentazione teatrale “Il bacio” dell’olandese Ger Thiji. Un flusso di coscienza. Lui è insoddisfatto per non essere riuscito a realizzare il sogno di diventare attore e fa i conti con un passato ingombrante. Lei immaginava una vita diversa condivisa invece con un marito che ormai non ama più. I due si ritrovano a dividere un tratto di strada durante la quale emerge, dopo l’iniziale e reciproca diffidenza, la necessità di raccontarsi e di condividere e infine di comprendersi. Un incontro fortuito e inaspettato che sconvolge le prospettive di entrambi arricchendole. In fondo è più facile essere compresi quando si vive il medesimo disagio e paradossalmente quando si è sconosciuti e pertanto estranei a ogni forma di giudizio. Il bacio conclusivo corona un racconto dove si mescolano parole, rumori e giorni. Non si tratta però di una storia d’amore quanto di conforto: “ogni io è sempre un altro per un altro io”. Il significato più profondo dell’opera è riconoscersi umani e in quanto tali “esseri relazionali”. E’ una mano tesa tra le sabbie mobili. Ciò che colpisce è la fragilità che pervade i due personaggi che cercano, rapportandosi, di fronteggiare il timore senza cedere al suo ricatto. Nonostante il timore possa avere sempre più argomenti è un invito a scegliere la speranza. Le risposte, in una clima che indica la deriva come unica direzione verso cui ci si dirige, sembrano rappresentate dalla capacità di riflettersi e riconoscersi umani capaci di dialogare, interagire ed integrarsi. Comicità e dramma si mescolano e sovrappongono e il risultato non è sempre vincente. Vincente risulta invece la scelta delle musiche di Pino Cangialosi. La musica segue il flusso delle parole facendo da filo conduttore al racconto e aiutando a identificare le diverse sfumature della rappresentazione. Bilancia e raccorda Da vedere o rivedere?
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Milano, Teatro Delfino, 02 febbraio 2017 Commedia di Ger Thijs Traduzione: Enrico Luttmann grafica: Valerio De Vellis regia: Francesco Branchetti
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