Roma, Sala Umberto, 28 gennaio 2017 La commedia musicale è, tra le rappresentazioni teatrali, una delle più difficili da concretizzare. Il musical, ad esempio (c'è una certa differenza tra le due forme e non è così sottile come si crede), parte avvantaggiato giacché lo spettatore sa esattamente cosa aspettarsi: lo sfarzo dei costumi e degli arredi, la sontuosità delle musiche, la ricchezza delle armonie vocali, la poliedricità dei protagonisti (non soltanto attori, cantanti o ballerini, ma tutte e tre le cose assieme). Per contro, si guarda spesso alla commedia musicale con un animus piuttosto compromesso da pregiudizi interiori, ritenendola talvolta, se non un b-musical, quantomeno una sorta di sua versione tristemente affievolita. Invece, si tratta di una forma recitativa che coniuga perfettamente la sobria formula musicale con la figurazione teatrale nel suo senso più classico, contemperando i due scenari in maniera perfettamente equilibrata e sensata. "Serial Killer per signora" – interpretata da Gianluca Guidi, Giampiero Ingrassia, Teresa Federico e Alice Mistroni – è l'esempio più genuino e riuscito di commedia musicale. La trama (un uomo tormentato dalla presenza della madre attrice, ormai defunta, cerca di emularne il successo uccidendo donne, nella speranza di comparire in prima pagina) non è offuscata dalle invadenze di musiche onnipresenti o disturbata dalla interferenza di arredi appariscenti o, ancora, contagiata dagli interventi sfarzosi di un corpo di ballo spesso numeroso e multicolorato, ma è sublimata da un cast ridotto all'essenziale (quattro attori che interpretano sette personaggi in tutto), un arredo di stampo minimalista ma oltremodo rappresentativo, misurati e ben studiati interventi musicali più vicini alla apprezzata moderatezza della formula canzone piuttosto che all'intervento corale vocalmente pluristrutturato. Due sole le critiche (ma una, come vedremo, si tramuta inaspettatamente in elogio): la parola “cazzo” viene ripetuta ben quattro volte, una per ogni attore. Ok per le prime due (litigio tra un figlio sotto pressione e una madre stucchevole e invadente), mentre un biasimo totale va espresso per le successive (specie la terza, quando la parolaccia viene gratuitamente inserita nel testo di un brano musicale particolarmente armonioso, peraltro cantato con sensibilità dalla bella Teresa Federico). Lo spettacolo è adatto ai minori purché accompagnati, non certo per la presenza di termini scurrili (come detto, contenuta a sole quattro incursioni), quanto per gli scabrosi temi trattati, legati al delicato rapporto madre-figlio e alla pericolosità di taluni meccanismi psicologici. In scena dal 24 Gennaio al 5 Febbraio 2017. |
Roma, Sala Umberto, 28 gennaio 2017 traduzione e adattamento: Gianni Fenzi e Gianluca Guidi
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