Macinano chilometri sul palco del Nazionale Giulia Rossi, taxista innamorata dei suoi due inconsapevoli mariti (Barbara d’Urso, scoppiettante al ritorno sul grande palcoscenico dopo quindici anni di assenza) e la sua vicina Stella Giardiniera, disoccupata cronica, etero non praticante (una meravigliosa Rosalia Porcaro, molto, molto di più di una numero due), attraverso le quattro porte rosse che simulano i due appartamenti dove Giulia pratica la propria convinta bigamia con la stessa precisione e puntiglio che riserva ogni giorno ai clienti che scendono e salgono dal suo taxi. Dalle quattro porte, che costituiscono la scenografia insieme a due rampe di scale e un grande divano centrale che accumuna le due vite, entrano ed escono a ripetizione, insieme a Giulia e Stella, mariti inconsapevoli, giornalisti, vicini di casa e forze dell’ordine, tutti indaffarati a rendere sempre più esilarante ed equivoca la commedia degli equivoci riproposta al femminile da Chiara Noschese dal testo di Ray Cooney del 1984; per questa volta, i signori uomini si accomodano a venire travolti dagli eventi, aggrappandosi, con sempre minore convinzione, al ruolo coniugale che l’impetuosa Giulia gli ha riservato nell’esatta misura del cinquanta per cento. Il ritmo è sempre molto alto, grazie all’alternarsi dei personaggi intorno al divano, alle porte che si aprono e si chiudono e ai telefoni che squillano; e il pubblico si diverte, ride del crescente imbarazzo di Giulia e dei cambi di ruolo di Stella, prima vicina confidente poi contadina, allevatrice di vacche, coltivatrice di cetrioli e patate di Tagliacozzo, infine segreta amante, tutto per provare ad arginare la falla nel muro di segreti e bugie che unisce le due vite di Giulia, da piazza Risorgimento a piazza Irnerio, due piazze e due vite distanti quattro minuti di taxi. Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 14 febbraio 2023. |
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