Otto capitoli poetici più una conclusione sono gli step nel corso dei quali il giornalista e politico Nichi Vendola abbraccia la compagine teatrale, adottando il format del monologo, con il supporto di video curati dal fotografo e videomaker Mario Amura, musiche di Populous e ambienti sonori di Fabio Cinicola.
“Si parla di noi al tempo del Covid", riferisce egli in un comunicato stampa, "della cultura dello stupro e del femminicidio, del potere maschile e della sua vocazione all’onnipotenza, di lesione della democrazia, di sospensione dei diritti fondamentali di libertà, di sequestro di persona e di tortura ad opera degli apparati dello Stato”. Ci sono spunti molto interessanti in questa atipica pièce, che tratta di temi concreti con un approccio etereo, quasi spirituale. C'è molto da riflettere, ascoltando le osservazioni, i pensieri, finanche le provocazioni lanciate da Vendola su argomenti variegati (pur gestiti - parlando di quantum temporale - in forma un po' troppo dilatata), che offrono spunti di dialogo o indirizzano addirittura verso accesi dibattiti: limitandosi ad accennare i temi trattati per sommi capi, per non correre il rischio di spoilerare, appaiono pienamente condivisibili le posizioni afferenti al razzismo, al maschilismo, al suprematismo, allo stupro e al femminicidio. E ancora, massima adesione a quanto valutato in ordine alla pericolosa “virtualizzazione delle relazioni", fenomeno che si è acuito durante il periodo del lockdown. Siamo altresì solidali, e senza riserva alcuna, quando egli parla - e come egli parla - di Alan Kurdi, il bambino siriano di etnia curda di appena tre anni, morto per annegamento, poi divenuto l'emblema del dramma della migrazione. Meno condivisibili, invece, i temi afferenti alla asserita compressione dei diritti fondamentali di libertà, del sequestro di persona e di tortura asseritamente ad opera degli apparati dello Stato. L'approccio sembra impregnato di un velo di faziosità allorquando si tace sulla sporadicità di tali episodi, peraltro, così ci risulta, sempre severamente puniti proprio da quello Stato su cui oggi egli punta il dito, peraltro da ex appartenente alla macchina statale, stante il suo precedente incarico di Presidente della Regione Puglia. E se, parlando del G8 di vent'anni fa a Genova, non possiamo che condividere le riflessioni in ordine a quanto occorso presso l'Istituto Diaz, a cui il pugliese allude citando la "palestra oscura" (anche questo, è bene ricordarlo, prontamente e severamente condannato dal potere giudicante del nostro Paese), ci sentiamo di prendere le distanze, pur consapevoli della drammaticità dell'episodio, allorquando egli cerca di livellare, sullo stesso piano, il comportamento di chi esercita il sacrosanto diritto di protestare e manifestare, con la condotta delittuosa di chi si rivolge a taluno nell'intento di lanciargli un estintore. L'omissione di temi afferenti alla natura e all'inquinamento, infine, ci è parsa poco coerente con alcuni dei suoi trascorsi (ci si riferisce al suo precedente incarico di Presidente Nazionale di Sinistra Ecologia Libertà). In ogni caso, quel che conta di quest'opera, è il suo innegabile potenziale riflessivo su argomenti che, condivisibili o meno, possono spingere al confronto civile, a volte anche da posizioni contrapposte.
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QUANTO RESTA DELLA NOTTE Parole versi e suoni in cerca di un giorno nuovo
di e con Nichi Vendola Video di Mario Amura Supervisione musicale di Populous Luci e organizzazione di Stefano Limone Suoni di Fabio Cinicola Assistente alla regia Elena Serra
Prodotto da Daniele Basilio e Silvio Maselli per Fidelio Distribuzione di Corvino Produzioni
programma Capitolo 1. La notte. Capitolo 2: Il contagio. Capitolo 3: La rimozione. Capitolo 4: Lo strappo. Capitolo 5: La sconfitta. Capitolo 6: La perdita. Capitolo 7: Il ritorno. Capitolo 8: L’amore. Conclusione
Teatro Parioli via Giosuè Borsi 20 Roma tel. 06/5434851
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