Scritto da Gianluca Livi Mercoledì 17 Febbraio 2021 22:59 Letto : 1427 volte
"Intoxicating Darkness" si segnala per le stratificazioni complesse che, talvolta, strizzano l'occhio ad altre derivazioni metal mentre "Apostle of Infinite Joy" tradisce ascendenze seventies (alcuni di questi ragazzi ascoltano anche i classici hard rock anglosassoni, evidentemente). In ogni caso, in almeno tre brani - "Natural Born Heretic", "Red Goddess" e "Venereal Ritual For Dispersion And Reintegration Of The Soul" - gli Antipope mantengono ritmi serrati e/o piuttosto violenti, se non brutali, non tradendo le loro origini. In tutti i brani, il cambio di tempo è ricorrente e i rimandi al prog metal sono sia latenti ("Apostle Of Infinite Joy"), sia palesemente espressi ("Intoxicating Darkness"). In entrambi i casi viene espressa originalità e sicurezza e il risultato è molto apprezzato. L'ultimo brano, dal curioso titolo "0 = 2", riassume abilmente quanto sopra espresso, spalmando l'intero substrato sonoro del disco in poco più di 7 minuti (non a caso, si tratta del brano di più lunga durata). Il cantato è convincente: lontano dall'abusatissimo growl, Mikko Myllykangas offre una originale proposta in bilico tra Tom Araya e Tim Baker, manifestando una credibile personalità. Non essendo un amante delle tematiche sataniche e/o anticlericali, non apprezzo l'ennesima stancante, generalizzante esegesi sullo specifico tema, ormai ricorrentemente offerta, specie in nord Europa, con risultati oltremodo prevedibili. |
|