Scritto da Nunzia “Truth” Fanelli Domenica 16 Settembre 2007 20:08 Letto : 3041 volte
Si potrebbe infatti pensare che il quartetto newyorkese abbia subito una svolta mainstream, ma Our Love To Admire è tutt’altro che un album dal semplice ascolto e tende anzi ad essere metabolizzato piano perché piuttosto eterogeneo. Già dall’inizio del disco si presagisce che ci troviamo di fronte ad un lavoro curato e di una certa qualità: “Pioneer To The Falls” è molto ben strutturata, si apre con dolci note di chitarra arricchite dal leggero tocco cristallino delle tastiere e presenta un bridge corposo dalla fortissima carica emotiva. Non è da meno in quanto a piacevolezza la successiva “No I In Threesome”, in cui le tastiere assieme alla batteria scandiscono il tempo in modo vivace, mentre il ritornello particolarmente orecchiabile dona al tutto un pizzico di nostalgia mista ad amarezza. “The Scale” invece è da citare soprattutto in virtù del ruvido e penetrante assolo di chitarra che chiude la canzone accentuando quel senso di svogliatezza ed inerzia che la pervade. Riff semplice, energia travolgente e un chorus che entra facilmente in testa sono i tratti essenziali della quarta traccia (“The Heinrich Manuveur”), nonché primo singolo dell’album che procede sugli stessi livelli di vitalità quando si passa a “Mammoth” caratterizzata da un sound massiccio e un drumming deciso e martellante smorzato solo in un paio di sezioni più soft ed introspettive. Davvero attraenti ed efficaci le limpide chitarre di “Pace Is The Trick”, alla quale Banks riesce a conferire moltissime sfumature emozionali, dalla pacatezza alla rassegnazione alla concitazione, fino a culminare in vera e propria tensione che nel finale si placa in riflessione. La successiva “All Fired Up” con il suo chorus ripetitivo ed un ritmo assai incalzante e ballabile si stampa facilmente in mente senza però peccare di banalità, banalità in cui forse incappa un pochino “Rest My Chemistry” che tuttavia si riscatta grazie alla sua armonia serena e rilassante. Molto particolare è “Who Do you Think?” che spiazza piacevolmente in quanto inizia in medias res: un piccolo intro di chitarra e siamo già nel vivo della canzone che si fa quindi immediatamente coinvolgente. L’album si spegne un po’ nel finale con i due ultimi pezzi dall’atmosfera più cupa e mogia: “Wrecking Ball” si trascina lenta con un ritornello quasi lamentoso e “The Lighthouse” appare solenne con una voce calda echeggiante e una lentezza al limite dell’esasperante. Per concludere direi che Our Love To Admire rappresenta la naturale evoluzione della band dal debutto Turn On The Bright Lights, attraverso Antics ad oggi; è un disco molto valido e completo che una volta compreso ed assimilato si lascia ascoltare che è una meraviglia e scorre fluidamente grazie alla perfetta collocazione di ogni brano nel disco stesso. In definitiva quindi non mi resta che dire: bravi Interpol! 85/100
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Paul Banks: Voce e Chitarra Anno: 2007 |