Scritto da Valeria Lupidi Sabato 06 Agosto 2022 06:37 Letto : 1031 volte
Tema caro a Manfridi è l'insondabile umano che, anche in questa rappresentazione, riesce ad essere perfettamente cristallizzato. La messa in scena dell'opera è affidata a Melania Fiore che domina da sola il palco, dando vita ad una contessa indomita e fiera dei suoi privilegi di casta. E' infatti sdegnoso il piglio con cui in modo sprezzante si rivolge all'invisibile paggio nano Janos, terrorizzato da tanta crudeltà e dalla sorte che lo attende. Melania Fiore incarna perfettamente il narcisismo della protagonista, il suo fare è aristocratico ed i suoi occhi fiammeggianti. Un personaggio, che per sua natura, non solo di solito non è ben accolto dal pubblico (difficile ispirare simpatia quando la crudeltà e l'alterigia trasudano da tutti i pori!), ma che corre il rischio, anche per la complessità del testo di Mafridi, di essere troppo sopra le righe. A Melania Fiore va dunque il merito di essere riuscita a far emergere quel poco di umano che, nonostante tutto, alberga in fondo all'animo della contessa. Molto bello l'abito scarlatto indossato dalla protagonista in contrasto con la sua carnagione diafana, quasi a materializzare tutto il sangue versato dalle giovani donne per le velleità della nobildonna. L'opera, anche per il suo costrutto lessicale, riesce ad evocare dinamiche psicologiche che coinvolgono lo spettatore, affabulato dalla creatività di Manfridi, capace di generare momenti di empatia per una pluriassassina. Una storia vera raccontata in un monologo forte per la tematica, emozionante per l'interpretazione, denso di enigmi. La splendida Casina di Raffaello completa con una cornice quattrocentesca tutta l'opera. Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 5 agosto 2022. |
La castellana, un noir |