Scritto da Max Sannella Domenica 18 Novembre 2012 22:18 Letto : 2778 volte
Com’e il mondo – dentro o fuori – dalle visioni periferiche del cantautore toscano Dario Sabatini e del suo “cantautorato in pelle umana” ? Un caleidoscopio pop di dolori e di estetica picaresca che non vuole legarsi alle idee stilose, ma sceglie di elaborare un tutto suo personale laboratorio poetico del quale un qualsiasi eroe della beat generation – in tempi meno sospetti – avrebbe fatto carte false pur di averlo alla sua corte. Prodotto da King Of The Opera (Samuel Katarro), “Miracolo Pop”, l’esordio di questo musico scaleno, potrebbe essere pure un indicatore in grado di stilare quanto l’alternative di casa nostra stia per riprendersi buone fette di spazio, e il Sabatini – con la sua chitarra armata a storie e fole urbane, fa riferimento a persone del suo vivere e ad allucinati stati di piacevolezza naif che imborfano a josa accordi e parlati, un piccolo proscenio musicale informale straordinariamente figo dove tutto è tutto e niente è ancor più tutto; cinque pezzi “originali e squinternati” che fanno il loro dovere di colorare immagini e sensazioni sui quali l’artista toscano si muove con il passo sornione di un Gaber d’antan e la sfacciataggine creativa e irriverente di un Lou Reed di provincia, uniti poi insieme da una esaltazione di dolcezze avvelenate di gusto.La strana magia di questo disco, è prettamente quella estetica di ruolo, quello stropicciato interpretare angoli di vita – passata e presente – intrapresa col fare ubriaco delle verità, con quello spingersi in avanti tra le onde espressive di una vita a testa in giù e di sogni non sogni con le gambe all’incontrario, un lavoro apparentemente svogliato e annoiato che apre bocca con l’elettricità rock di “Alle Sorgenti Dell’Illusorio”, dietro la poetica amara e surrealista “Voja Di Novità” o la miracolistica tirata in ballo dopo aver visto il film degli Stones “Miracolo PoP”; ma è con il racconto elettrificato della conversione di un “Graziello” o quello della misoginia al cubo di “Augustin Doroteo” che il cinque tracce di Sabatini prende il volo, la parabola ascendente, il “fool” centrato di un nuovo arrivo sonoro che ha registrato – in una manciatona di minuti – le voglie, le cazzate, la bellezza storta e sghemba di una storia di storie mai uniforme, sempre eloquente. 70/100
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Dario Sabatini: Voce, chitarra Anno: 2012 |