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I Giochi senza Frontiere della musica

Leggendo i commenti entusiasti sulla vittoria dei Maneskin, all’Eurovision Song Festival, anche di stimatissimi critici musicali italiani e autorevoli divulgatori della storia del rock si resta un po' interdetti.

Senza dubbio è la comprova della confusione di parte di coloro che sono cresciuti con il rock difronte ai cambiamenti e che sobbalzano difronte al minimo revival come se si trovassero difronte, per la prima volta in vita loro, a Ritchie Blackmore che suona Smoke on the Water nel 1972.
Si è difronte alla riproposizione pedissequa degli ingredienti base di un brano rock “standard” così come indicato dai padri fondatori 50-60 anni fa sia nella costruzione formale che nella confezione dell’immagine.
Non vi è nulla nemmeno di differenziante a livello di identità come avveniva nei grandi brani rock italiani degli anni ’70 che si caratterizzavano per alcune commistioni con la mediterraneità.
Sono gli effetti dell’operazione tentata da Manuel Agnelli, ovvero trasferire il rock italiano, ormai sconnesso da qualsiasi movimento giovanile contro culturale che in qualche modo lo ha caratterizzato nel passato, nell’alveo della musica mainstream commerciale passata sulle reti nazionali e nei programmi per famiglie.

Ma il punto è anche un altro: la vittoria dei Maneskin, che sono senza dubbio simpatici e paraculi, pone nel 2021 il rock nel contesto del mainstream per tv spazzatura come è l’Eurovision Song Contest.
Una parata televisiva dove non ha mai vinto qualcuno che abbia avuto una minima storia artistica decente, a parte forse gli Abba, Sandie Shaw, Celine Dion e forse Toto Cotugno(?), tutti autori di canzonette semplicione per famiglie.
Anche nel pieno dei ruggenti anni ’60 e ’70 permeati, a livello sia pop che rock, da una miriade di artisti formidabili, dai Beatles a scendere, se si legge la lista dei vincitori ci si trova innanzi a nomi sconosciuti.
Eurovision Song Festival sta a un qualsiasi festival musicale serio, come Glastonsbury o Coachella,  come Giochi Senza Frontiere rispetto alle Olimpiadi.

Quindi perchè esaltare l'evento come se avessero partecipato a Woodstock in un’orgia di campanilismo canzonettaro?
È inspiegabile come non si veda come sia il contenitore a determinare il valore del contenuto, del resto per scomodare Marshall McLuhan, “The medium is the message”.

 


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