Scritto da Gabriele Martelli Lunedì 05 Dicembre 2016 21:35 Letto : 2346 volte
Foto di Jessica Sola Un’altra tappa dell’Half Mute Tour tocca nuovamente l’interland bolognese, dopo l’ottimo concerto a Vergato (BO) lo scorso giugno, è questa volta il TPO (Teatro Polivalente Occupato) il luogo che ospita quello che è il sesto show in poco più di due anni regalato dai Tuxedomoon al capoluogo emiliano, a testimonianza di quanto la band e la città siano legati a filo doppio. Sin dagli esordi infatti Bologna ha avuto un ruolo importante nel sostenere questo ensemble basti pensare che il mitico ep “No Tears” veniva proprio stampato a Bologna. Oggi la città, le mode e i tempi sono cambiati, dove venivano stampati i dischi di Bauhaus, Chrome, Misfits, ecc…c’è un sushi bar, ma band come i Tuxedomoon sono e saranno sempre di casa e l’ottima affluenza di pubblico ne è la prova. Il locale scelto per l’evento si presenta sin da subito molto adatto, oltre a garantire un’ampia capienza, vanta un palco ampio e ben attrezzato. La scelta del posto unico in piedi è però secondo chi scrive una modalità poco consona alla fruizione di uno spettacolo come quello offerto dai Tuxedomoon, in cui fondamentale è l’attenzione per ogni singolo dettaglio. Il mancato rispetto del divieto di fumo all’interno del locale, e gli ormai imperanti smartphone issati perennemente a mo’ di bandiera hanno certamente fatto rimpiangere il religioso silenzio che aleggiava a giugno nel bel teatro di Vergato. ![]() L’Half Mute Tour che i Tuxedomoon portano in giro da circa un anno, in concomitanza con la ristampa espansa del loro album di esordio è una perla per tutti i fans, un’occasione per riascoltare una pietra miliare in versione integrale e per molti aspetti nuova. I brani hanno oggi un suono ed un sapore diversi, risultando più diretti ed attuali pur senza perdere l’intenzione originale. Si parte dunque con “Nazca” e “59 to 1”, che grazie all’ipnotica linea vocale colpisce nel segno a 36 anni di distanza dalla sua composizione. Un problema tecnico al computer di Blaine Reininger costringe a rivedere la scaletta, anticipando “Loneliness” in cui il polistrumentista può fare a meno dell’elettronica suonando il violino. Appare qui chiaro che la band gode di ottima salute ed ha acquisito ancora maggior confidenza con il repertorio rispetto a quando li abbiamo lasciati sei mesi fa, la disinvoltura con cui affrontano e risolvono problemi tecnici senza che l’esecuzione ne risenta ne è un chiaro segnale. “What Use” rimane il momento di “Half Mute” più apprezzato dalla maggior parte del pubblico, grazie al suo ritmo trascinante, con il basso di Peter Principle in pole position, ma la band dà certamente il meglio nei successivi tre brani, lo strumentale “Volo Vivace” vorticosamente conduce alla psichedelia malata ed ipnotica di "7 Years" e "KM/Seeding the Clouds". E dopo “Half Mute” pare logico toccare l’altro disco considerato capolavoro dei Tuxedomoon, ovvero “Desire”, con “East” e “Jinx”, riproposta in una versione che trasuda eleganza. “This Beast” è il brano più di impatto dell’intero set; Steven Brown , sempre mite e pacato nei modi e nello stile, appare qui indiavolato e tira fuori il suo lato più corrosivo. Ottimo il lavoro delle voci di Reininger e dello stesso Brown nella seguente “Time To Loose” che si scambiano di ruolo con una fluidità magistrale, più da disco che da live. Chiude il set “Muchos Colores” che , basata su un discorso del Sub Comandante Marcos, è diventata un vero e proprio classico moderno. Tratta dall’album “Vapour Trails” del 2007 è sempre in scaletta e l’intensità con cui è puntualmente eseguita lascia trasparire quanto questa song sia cara alla band. ![]() Due i bis dopo calorosi applausi di un pubblico che, pur maleducatamente rumoroso durante il concerto, vuole dimostrare con vigore la propria affezione ai Tuxedomoon. Come a Vergato “Baron Brown” è il primo encore ma è “The Waltz” a chiudere la serata, brano tanto atteso da buona parte del pubblico che non aveva gradito la sua estromissione dalla set list del precedente concerto. Ottimo l’artwork visivo di David Haneke, il cui stile è più diretto e meno denso di significati nascosti rispetto a i lavori di Bruce Geduldig (sempre nel cuore di band e fans). A tratti alcune scelte possono sembrare scontate (animazioni di dipinti di Bosch ad esempio), ma nella loro semplicità sono perfettamente fuse con la musica. Può parere banale proiettare un film in bianco e nero in cui il protagonista è “Frankenstein”, ma quando si guarda il “mostro” nel momento di debolezza (solo e perseguitato dagli uomini) e contemporaneamente si ascolta un brano come “Loneliness”, tutte le riserve su certe scelte stilistiche cadono immediatamente. Questo Half Mute Tour sta riscuotendo consensi unanimi in tutto il mondo e la ragione di ciò è molto semplice: un’ottima band, una set list sempre pregnante senza mai cali di tono ed arrangiamenti multisfacettati che meritano l’attenzione che chiedono all’ascoltatore di dedicargli. Non è un caso che parte del pubblico non si sia limitato ad assistere ad un solo concerto di questa tournè. |
Steven Brown: Tastiere, piano, sax, clarinetto, voce Data: 26/11/20116 Setlist:
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