Scritto da Gabriele Martelli Venerdì 30 Ottobre 2015 20:32 Letto : 2550 volte
L’assolo di tastiera ci immerge a pieno negli anni settanta e la successiva sezione strumentale mostrano come gli Arabs In Aspic abbiano fatto propria una certa lezione di rock e siano pronti a dire la loro in questo contesto.Lo strumentale “The Turk and The Italian Restaurant” inizia con un riff funk sghembo davvero interessante sul quale viene poi costruito un singolare intreccio di tastiere.“God Requires Insanity” ripropone un clima seventies ricorrente nelle produzioni della Black Widow Records, dove la psichedelica e il doom si mescolano sapientemente. Il ritornello di questo brano è la quintessenza del gusto musicale della label genovese.A spezzare l’atmosfera dark rock c’è la brevissima quanto divertente “TV3”, una song apparentemente scanzonata ma in realtà di gran stile. “Flight of The Halibut” è uno strumentale costruito su giri di basso potenti e trascinanti che sorreggono un intreccio meticoloso di chitarre e tastiere. Il risultato è una ventata di rock prog ipnotico e travolgente. Perfetta l’abbinata al successivo strumentale “Saint-Palais–sur-Mer Pt 2”, qui il rock più spinto lascia il posto ad un folk scuro e misterioso. La chiusura del disco è affidata alla title track “Victims of Your Fathers Agony”, con il suo incipit in bilico tra il Neil Young di “Cortez The Killer” e i Pink Floyd di “The Dark Side Of The Moon”. Da un attacco così settantiano non ci si aspetta la piega che questa song prende nella sua pur breve durata. Le idee strumentali, i temi di chitarra e tastiera che seguono la sezione cantata sono di notevole spessore e trasformano la song da una semplice rievocazione di anni che furono in una creatura viva ed attuale. Con i trentasette minuti di questo lavoro, qli Arabs In Aspic dimostrano come si possa fare dell’ottima musica progressiva evitando ridondanza e virtuosismo gratuito, puntando invece su temi incisivi e costruzioni melodiche e armoniche attente e puntuali. “Victim of Your Fathers Agony” è un disco dai brani relativamente brevi ma molto sostanziosi che metterà d’accordo gli amanti del prog con quelli del classic rock nel senso più ampio. |
Jostein Smeby: chitarre e voce Anno: 2015 |