Scritto da Mauro “Eldabih” e Mary Martedì 11 Gennaio 2011 19:45 Letto : 1547 volte
Il CD si apre con “Shamayim”, un intro dall’atmosfera cupa e suoni prettamente noise, che ha il compito di lanciare la prima triade di canzoni. In “Firmament” e “The First Commandament of the Luminaries”, rispettivamente seconda e terza traccia, si fa subito notare la melodica, e allo stesso tempo l’energica voce del nuovo vocalist Rossetti, che alterna attimi di growl graffiante ad un clean armonioso, ben incastrati con i riff potenti e avvolgenti delle chitarre ed i tecnicismi dinamici e mai banali del batterista Luc Hess. In entrambi pezzi abbiamo ampie risoluzioni strumentali caratterizzate da virtuosismi di derivazione leggermente neoclassica, parecchio sognanti ed ispirate, nonostante la loro complessità. Segue la ballad “Ptolemy Was Wrong”, riflessiva e ispirata, un dialogo tra voce, pianoforte e archi che porta ad un bellissimo crescendo finale. Nella parte centrale del cd si ha un piccolo calo nel rendimento generale con “Metaphysics of the Hangman” e “Catharsys of a Heretic”: la quinta e sesta traccia non apportano nulla di nuovo al disco e rientrano bene o male nelle stesse scelte stilistiche e strutturali delle precedenti. La band sembra risollevarsi in “Swallowed by the Eart” in cui una linea vocale ricca di passione è accompagnata per tutta la durata del pezzo da un riff incessante di chitarre. “Epiphany” dolce e melodica, con un interessante intermezzo di archi e pianoforte, lascia il posto alla più che degna conclusione del disco: “The Origin of Species” e “The Origin of God”. Con l’esplosione di questi due brani caratterizzati dallo stesso tema scandagliato in innumerevoli soluzioni ritmiche ma sempre sviluppato in modo energico si giunge alla conclusione, parecchio d'effetto, del disco data dalla dissoluzione di tutti gli strumenti che escono di scena lasciandosi alle spalle un muro di fiati dal sapore free jazz. Dal punto di vista dei testi Heliocentric presenta un lavoro accurato e particolarmente sentito, si va da speculazioni filosofiche su temi cari all'astrologia, fino a citazioni di letteratura moderna; il tutto per raccontare, forse a volte in maniera un po' dispersiva va detto, secoli di diatribe politiche tra Chiesa e Scienza. In definitiva l'ultima fatica di Staps e soci non può che soddisfare pienamente chi già apprezzava la loro musica, mentre gli amanti del panorama che va dal prog metal fino al crossover spinto troveranno sicuramente in Heliocentric un disco notevolmente interessante, che ha i suoi migliori momenti nella parte iniziale e finale e che non arriva purtroppo ad essere il capolavoro che dovrebbe per via di qualche sezione poco ispirata di troppo. 78/100
|
Robin Steps: Chitarra Anno: 2010 |