Scritto da Micaela Giambanco (con il contributo di Gianluca Livi) Giovedì 20 Febbraio 2025 06:30 Letto : 1555 volte
La prima data del tour dell'artista italo-giapponese Yoko Yamada strappa senza fatica un tutto esaurito al Teatro de' Servi (a memoria, così pieno si era visto soltanto con Antonio Ornano), garantendo un one-man show (per non contraddire il modus operandi della comica, che non di rado attacca il politicamente corretto, ignoriamo le regole di quest'ultimo, non preoccupandoci, quindi, di inserire a forza la parola woman nella definizione inglese), incentrato sugli stilemi accattivanti dell'archetipo stand-up comedy. Le eccellenti capacità monologhiste dell'artista, la sua piena dominanza del palco e una modalità votata all'interazione con il pubblico (previa consueta e reiterata perforazione della quarta parete), sono gli ingredienti fondamentali che vanno a comporre una cornice di fondo di uno spettacolo incentrato sulla trattazione di argomenti tematici molto sentiti, affrontati con la ormai ben nota dose di humor ed intelligenza.Certo, sono un po' mancati i gustosissimi siparietti dedicati alle sue origini giapponesi e bresciane, ma la caparbia volontà di affrontare temi non scontati, perfettamente in bilico tra alveo personale e compagine collettiva (tra i quali preme citare "l'efficienza" dei trasporti capitolini, gli approcci del clero su determinati argomenti, nonché, da vera appassionata di Harry Potter, le recenti polemiche afferenti alle accuse di transfobia ai danni dell'autrice J.K. Rowling), è espressione di apprezzatissimi intenti di rinnovamento, peraltro in termini di grande attualità, sempre con un approccio votato all'autoironia, una qualità che, per chi scrive, è sempre espressione di possesso di sinapsi oltremodo funzionanti. La presente recensione si riferisce alla rappresentazione del 30 gennaio 2025. L'autrice di questo articolo è Micaela Giambanco, amante passionaria della cultura e del cibo giapponese. Micaela ha lavorato in Giappone, paese di cui parla la lingua. Assieme a suo marito Paolo Campesi, da qualche anno ha aperto un’Izakaya (居酒屋 - locale giapponese tradizionale in cui si servono bevande accompagnate da cibo) che porta il nome Mikachan (“Piccola Michela”). La struttura ricettiva è portata avanti grazie alla sua dedizione per una filosofia disciplinata e profonda che l’ha vista, nell’estate del 2018, classificarsi in Giappone tra i 20 migliori Sushi Chef del mondo (segnatamente al 13° posto). Mikachan Via Torcegno, 39 Roma Tel. 338.173.7246 |
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